Il prossimo settembre sarà il mese in cui arriveranno nelle nostre case le nuovissime bollette elettriche.
Le versioni previste sono due: quella sintetica che indicherà il costo unitario del kilowattora e illustrerà in maniera dettagliata “la spesa oneri di sistema” (una voce che oggi viene pagata all’interno dei servizi di rete ma non evidenziata nelle bollette) e quella dettagliata che darà maggiori informazioni sui consumi e potrà essere richiesta a pagamento.
La consultazione avviata dall’Authority per l’energia però, non fa ancora chiarezza sui contatori installati nelle case degli italiani e non si cura della veridicità dei dati riportati in bolletta.
Sarebbe opportuno, infatti, verificare la conformità dei contatori elettrici che misurano il consumo di energia così come previsto dalla Direttiva 2004/22/CE del 31/03/2004 sugli Strumenti di Misura – nota come Direttiva MID “Measuring Instruments Directive” – che è stata recepita in Italia con il D.Lgs n. 22 del 2 febbraio 2007 ed impone omologazione e certificazione dei contatori elettrici. Ogni strumento che eroga elettricità ai consumatori deve avere una marcatura che ne attesti non tanto il corretto funzionamento, quanto che quel contatore sia identico al modello depositato presso l’ente notificatore europeo prescelto. Nel caso dell’Enel, ma solo dal 2007, per i contatori elettrici sono due, l’olandese Nmi e l’italiana Iqf, entrambi iscritti al Nando, la Gazzetta ufficiale degli enti notificatori. Secondo i dati della società del Tesoro, i contatori non certificati e installati sulle sue reti prima del recepimento della direttiva sono 32 milioni e 4 milioni quelli sulle reti di altri distributori.
Questi dati ci impongono una doverosa riflessione: i consumi riportati nelle nostre bollette elettriche sono attendibili?